lunedì 26 marzo 2018

Ringiovanire le ovaie con le cellule staminali

L’insufficienza ovarica precoce, che può portare ad entrare in menopausa già in adolescenza, è una condizione della quale soffre l’1% della popolazione femminile e che implica la possibilità del non poter avere figli e dell’avvertire già in giovane età i sintomi della menopausa: perdita di massa ossea che può sfociare in osteoporosi, alto rischio per le patologie cardiovascolari, vampate e problemi intimi e di umore.
Da diverso tempo i ricercatori studiano un metodo per “ringiovanire” le ovaie e un recente studio sembrerebbe aver trovato la soluzione nelle cellule staminali. I primi risultati preliminari di
tale studio, denominato “Rose”, sono stati presentati all’Endo 2018, il congresso dell'Endocrine Society, a Chicago. Ayman Al-Hendy, docente di Ginecologia all'università di Chicago e autore seniore, riferisce: “Nelle due partecipanti che hanno completato il trattamento, i livelli sierici di estrogeni sono aumentati già 3 mesi dopo l'iniezione di staminali e l'effetto si è mantenuto per almeno un anno. I sintomi della menopausa sono stati alleviati e a 6 mesi dal trattamento alle pazienti sono ricomparse le mestruazioni. L'ecografia ha inoltre mostrato un aumento significativo delle dimensioni dell'ovaia trattata rispetto all'altra, senza complicazioni né effetti avversi”. I ricercatori puntano ad arruolare nel trial 33 pazienti, proseguendo il follow up post-trattamento per un lungo periodo, e scoprire se riescono ad essere fertili.
Altrove, anche altri ricercatori stanno provando strade simili: l'istituto valenciano di infertilità (IVI), per ottenere il ringiovanimento ovarico che attivi l’accrescimento dei follicoli nello stadio precoce, indipendente dall'azione delle gonadotropine, oltre all'infusione di staminali nell'arteria ovarica, sta lavorando sulla tecnica della frammentazione del tessuto ovarico (OFFA, dall’inglese Ovarian Fragmentation for Follicular Activation). Tali tecniche, entrambe sperimentali, fanno sì che l’ovaio attivi i follicoli dormienti, cosa che non avviene neanche con l’aiuto dei farmaci. Il professor Antonio Pellicer, presidente del gruppo Ivi e del centro Ivi di Roma, dove nascerà una clinica succursale di quelle spagnole, spiega: “Non sappiamo perché la frammentazione ovarica funzioni e non abbiamo risultati stupefacenti. Ma qualche gravidanza l'abbiamo avuta, utilizzando un solo intervento e quindi evitando maggiore invasività”.

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