martedì 27 giugno 2017

Alcuni antibiotici ad inizio gravidanza possono aumentare il rischio di aborto

Uno studio svolto all’Université de Montréal in Quebec (Canada), e pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, asserisce che l’utilizzo di alcuni antibiotici nel periodo iniziale della gravidanza è associato ad un aumento del rischio di aborto spontaneo. Flory Muanda, primo autore dello studio, spiega: “I macrolidi, con l'esclusione di eritromicina, i chinoloni, le tetracicline, i sulfonamidi e il metronidazolo, sono stati associati ad un rischio maggiore rispetto alle penicilline, alle cefalosporine o a nessuna esposizione antibiotica”. Muanda ci tiene inoltre a sottolineare l’importanza dei risultati raggiunti con questo studio, suggerendo che
essi vengano presi in considerazione quando verranno aggiornate le linee guida relative al trattamento dell’infezione durante la gravidanza.
Per poter svolgere lo studio e analizzare il possibile effetto sul rischio di aborto spontaneo degli antibiotici, i ricercatori hanno analizzato i dati di un gruppo di donne (età 15-45 anni) appartenenti ad uno studio in corso, il Quebec Pregnancy Cohort. Tale studio comprende le informazioni di tutte le gravidanze delle donne coperte dal Quebec Public Prescription Drug Insurance Plan. Le donne che hanno subito un aborto spontaneo rilevato clinicamente prima della ventesima settimana di gestazione, sono state considerate "casi", e, come data indice, è stata indicata la data dell’aborto spontaneo. Per ognuna di queste donne sono state identificate 10 pazienti “controllo”, accoppiate per età, anno di gravidanza e data di gestazione entro 3 giorni. I ricercatori spiegano: “Abbiamo definito l'esposizione agli antibiotici come il fatto che sia stata compilata una prescrizione per qualsiasi tipo di antibiotico tra il primo giorno della gestazione e la data indice, o prima della gravidanza ma con una durata che si sia sovrapposta al primo giorno di gestazione”.
Dai risultati non è invece stato riscontrato alcun aumento del rischio di aborto spontaneo associato a nitrofurantoina, eritromicina, penicilline o cefalosporine. Per tenere conto del rischio sottostante associato all'infezione, il gruppo di ricercatori ha ripetuto l'analisi utilizzando penicilline e cefalosporine come gruppo di riferimento, in quanto dispongono dei dati di sicurezza più importanti. I risultati in questo caso sono comunque rimasti pressoché invariati.
Gli autori concludono quindi dicendo che “il messaggio che deve passare è che le infezioni devono essere trattate durante la gravidanza. Le donne dovrebbero chiedere al medico di individuare la migliore opzione di trattamento. È comunque rassicurante vedere che i trattamenti di prima linea e gli antibiotici più utilizzati nella popolazione (penicillina, cefalosporina) non sono stati associati ad un aumentato rischio di aborto spontaneo”.

Cmaj. 2017. doi: 10.1503/cmaj.161020
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28461374

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