lunedì 6 febbraio 2017

I migliori ospedali in Italia secondo il programma esiti dell’Agenas

Sono stati resi pubblici i primi risultati del Programma Nazionale Esiti (Pne), da parte dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), riguardo la situazione sanitaria nazionale e relativi all’edizione 2016. L’andamento generale rivela un costante miglioramento, sebbene questo sia più evidente in alcune aree che in altre, come per esempio nel sud Italia dove i passi avanti sono poco percepibili. A questo proposito infatti l’Agenas stessa spiega, in merito al Pne di quest’anno, che esso rivela “una grande variabilità nell'efficacia e nell'appropriatezza delle cure tra
Regioni e tra aree geografiche ed ospedali della stessa Regione, fotografando un sistema sanitario che, comunque, necessita di ulteriori sforzi per avvicinarsi sempre più agli standard di riferimento nazionali ed internazionali".
Per questo anno, il Pne presenta una grande novità, ovvero una valutazione sintetica di sette aree cliniche (cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, osteomuscolare e gravidanza e parto) per ogni singola azienda ospedaliera, il Treemap, il che lo rende ancora di più uno strumento di supporto ai professionisti sanitari ed anche alla “governance regionale e alle aziende sanitarie, che potranno individuare e monitorare le strutture ospedaliere da sottoporre a piani di efficientamento e riqualificazione, per la presenza di almeno un'area clinica con una valutazione molto bassa".
Luca Coletto, presidente di Agenas, afferma che “trasparenza e diffusione capillare dei dati e potenziamento della partecipazione delle Regioni al sistema di valutazione sono le leve strategiche su cui l'Agenzia ha scelto di investire per intervenire sulle criticità e disuguaglianze prima che arrivino a pregiudicare la qualità, la sicurezza, l'universalità, nonché l'equità nell'accesso alle cure". Il direttore di Agenas, Francesco Bevere, conclude: “Fiore all'occhiello di questa edizione è la possibilità per tutti di poter accedere al Programma e di consultare dati, scientificamente validati, ma allo stesso tempo semplici, chiari e immediatamente comprensibili a tutti".
Relativamente agli indicatori, uno tra i più importanti è quello che valuta la rapidità dell'intervento per la frattura del collo del femore. Esso infatti andrebbe eseguito velocemente, entro due giorni dall’accaduto, per evitare nel paziente, il più delle volte anziano in questi casi, ulteriori problematiche, spesso anche gravi. In questo ambito si è assistito ad un miglioramento: nel 2010 solo il 31% di chi arrivava in ospedale con questa frattura veniva operato in 48 ore mentre, nel 2016, si è saliti al 55% ma si è ancora al di sotto dell’80%, standard internazionale atteso. Le regioni che, in questa classifica, troviamo in coda sono Abruzzo, Molise, Campania e Calabria. Questa è invece la classifica (pubblicata su Reppublica, come le successive) delle migliori strutture ospedaliere nel medesimo ambito:
Percentuale di fratture al femore operate entro 2 giorni (almeno 150 casi nel 2015)
1 - Istituto ortopedico Galeazzi, Milano - 97,39%
2 - Santa Maria della Scala, Imola - 91,65%
3 - Fondazione Poliambulanza, Brescia - 91,55%
4 - Ospedale Versilia, Camaiore - 90,03%
5 - Ospedale di Venere, Bari - 90,04%
6 - Careggi, Firenze - 89,11%
7 - Fondazione Macchi, Varese - 88,97%
8 - Ospedale Martini, Torino - 87,84%
9 - Ospedale Umberto I, Lugo di Romagna - 87,71%
10 - Policlinico Gemelli, Roma - 87,35%
Media italiana 54,64%

Altro campo di interesse è quello dei parti cesarei che, secondo l’Oms, dovrebbe avere un limite massimo del 15% sul totale dei parti e quelli in più che vengono eseguiti sono ritenuti interventi inutili. Nel 2010, nel nostro Paese, la media era del 30% e l’anno scorso è scesa al 25%. La Campania è la Regione che ha i numeri peggioriin quanto raggiunge una media del 50% ma con punte, in certe cliniche,anche del 90%. Le Regioni del Sud in generale vanno peggio mentre al Centro-Nord l'unica con un andamento simile in negativo è la Liguria. Questa è invece la classifica degli ospedali migliori in fatto di cesarei:
Percentuale di parti cesarei (almeno 1.000 parti all'anno)
1 - Ospedale di Carate Brianza - 5,41%
2 - Ospedale di Lecco - 6,68%
3 - Ospedale del Ponte, Varese - 6,85%
4 - Ospedale Ramazzini, Carpi - 8,11%
5 - Fondazione Bambino Mamma, Monza - 8,41%
6 - Istituto clinico perfezionamento, Milano - 8,57%
7 - Ospedale dell'Est Veronese - 9,57%
8 - Ospedale di Montebelluna - 10,02%
9 - Ospedale Civile, Vimercate - 10,38%
10 - Azienda ospedaliera, Reggio Emilia 10,87%
Media italiana - 25,11%

La cardiochirurgia è un altro settore d’interesse e viene misurato abbastanza bene in quanto la maggior parte degli interventi sono principalmente due: il bypass e la sostituzione delle valvole.Si valuta la riuscita dell'intervento andando a vedere la mortalità dopo 30 giorni dall'uscita dalla sala operatoria e, anche qui, lavora meglio chi lavora di più. Queste sono le prime posizioni nella classifica:
Bypass aortocoronarico mortalità a 30 giorni (strutture con volumi più alti, almeno 250 casi rilevati da Agenas a biennio)
1 - San Raffaele, Milano - 0%
2 - Cliniche Gavazzeni, Bergamo - 0,37%
3 - Santa Chiara, Trento - 0,50%
4 - Hesperia Hospital, Modena - 0,55%
5 - Spedali Civili, Brescia - 0,62%
6 - Fondazione Giovanni Paolo II, Campobasso - 0,66%
7 - Ospedale di Lecco, Lecco - 0,73%
8 - Città di Lecce, Lecce - 0,74%
9 - Poliambulanza, Brescia - 0,80%
10 - Ismett, Palermo - 0,85%
Media italiana, 2,36%

Altro valore importante è quello dei volumi di attività e, solitamente, chi lavora di più è chi lavora meglio. Per esempio, relativamente al tumore al polmone, si stima che se tutti i pazienti venissero operati dove vengono eseguiti almeno 150 interventi all'anno, ci sarebbero 184 morti all'anno entro un mese dall'intervento, ma le strutture che superano questa soglia di operazioni sono 37, contro 110 che stanno sotto. Ecco la classifica di chi, in questo ambito, lavora di più (e presumibilmente meglio) nel nostro Paese:
Numero di interventi annui per tumore al polmone
1 - Istituto europeo di oncologia, Milano - 420
2 - Istituto nazionale dei tumori, Milano - 352
3 - Azienda ospedaliera, Padova - 329
4 - Ospedale Sant'Andrea, Roma - 318
5 - Humanitas di Rozzano, Milano - 283
6 - Careggi, Firenze - 278
7 - Azienda ospedaliera, Pisa - 250
8 - Regina Elena, Roma - 244
9 - Spedali Civili di Brescia - 238
10 - Policlinico Gemelli, Roma - 232
Totale interventi in Italia 10.837

Il discorso è il medesimo per gli altri tipi di tumori in quanto malattie il cui andamento non è legato esclusivamente all’intervento ma anche ad altri fattori e infatti, misurare la mortalità a 30 giorni dall'intervento serve a valutare soprattutto la qualità dell’intervento chirurgico. Generalmente i centri che operano troppo poco sono tanti, basti pensare che solo il 27% delle strutture che fanno interventi alla mammella hanno più di 150 pazienti l'anno, mentre tutte le altre lavorano meno. Con il Pne del 2016 viene fatta una valutazione delle strutture ospedaliere: vengono messi insieme gli indicatori per capire se esse lavorano bene o no e se una struttura deve andare in piano di qualificazione perché ha troppi risultati negativi. Nel 2015 le strutture che raggiungono livelli di qualità alti o molto alti sono il 14,7% del totale. Se gli stessi criteri fossero stati applicati nel 2010 sarebbero state il 9%. Tra i primi posti, ovvero le regioni che hanno un maggior numero di strutture di livello alto, troviamo Lombardia, Friuli, Valle d'Aosta e Alto Adige, seguito subito sotto da Trentino, Toscana, Sicilia e Molise. In coda, le regioni con il maggior numero di strutture di basso livello sono Campania e Abruzzo, seguite da Sardegna, Puglia, Basilicata, Molise e Calabria.

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